Falsa la notizia della firma dell’accordo sul rinnovo dei contratti! Il Governo teme la vittoria del NO e ottiene un “appoggio” da CGIL-CISL-UIL in cambio di un misero aumento
L’accordo sottoscritto da CGIL, CISL e UIL sul pubblico impiego non è un contratto come è parso a molti e come diverse fonti hanno fatto intendere ritenendo di strumentalizzare la notizia in vista del voto referendario di domenica.Si tratta invece di una firma con le sigle sindacali storiche di un documento riportante alcuni principi generali che dovrebbero fare da cornice ai rinnovi dei contratti del pubblico impiego e promesse di modifica di assetti normativi e di finanziamenti da trovare in vista della legge di bilancio 2018 per raggiungere una misera media di 85 euro lordi mensili mettendoli prevalentemente nei redditi più bassi.
La bontà degli impegni si vede dal modo e dai tempi in cui si prendono.
Guarda caso un governo la cui vita è appesa al voto del 4 dicembre, chiama i sindacati dopo anni che li ha ignorati e messi alla berlina, convoca tavoli separati dai sindacati della dirigenza e dai sindacati autonomi, per trovare un accordo politico pieno di promesse di modifica di leggi e di qualche soldo magari messo in qualche bonus sul welfare aziendale – cioè un incentivo alla privatizzazione della sanità – o sulla previdenza complementare, e chiedere in cambio cosa? Il miglioramento delle condizioni lavorative dei dipendenti pubblici e dei servizi pubblici?
Se questo fosse vero non ci sarebbe stata la fretta di chiudere la questione questa settimana ma si sarebbe potuto condividere anche con le forze sindacali autonome un documento di proposte per la stesura dell’atto di indirizzo per il rinnovo dei contratti e per le modifiche legislative necessarie per riaprire la contrattazione pubblica.
Evidentemente la fretta è giustificata da altri fini per cui quanto contenuto in quel documento è da leggersi come un via libera di condivisione del sindacalismo confederale storico sulle politiche governative e sulla campagna per il referendum.
La realtà dei fatti è che di contratto se ne parlerà forse a partire dal giugno del 2017 dopo che saranno almeno disponibili i 20 euro mensili (10 dal 2016 e 10 dal 2017) e soprattutto sarà disponibile la revisione del Testo unico sul pubblico impiego la cui delega al governo scade il 27 febbraio 2017.
La dignità del lavoro è fondamento della Repubblica e i sindacati dovrebbero tutelarla non svenderla a buon uso degli interessi del governo di turno. La Costituzione è la carta delle garanzie se si perdono anche queste non avremo più nulla a cui appellarci se non ricorrere a una nuova Resistenza.