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Covid-19. Allarme contagio sanitari e tampone non previsto. Infermieri DISCRIMINATI

Covid-19. Allarme contagio sanitari e tampone non previsto. Infermieri DISCRIMINATI

Giuseppe Romeo

di Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 23/03/2020

Al di là delle opinioni ci sono i fatti, i NUMERI

Dietro quei numeri ci sono PERSONE

 

E non parliamo di persone normali, ma di PROFESSIONISTI che hanno scelto di intraprendere una Professione non qualunque: la Professione che ha come scopo quello di salvare le vite altrui…

Ma non è scritto da nessuna parte che per salvare la vita altrui dobbiamo necessariamente mettere a repentaglio la nostra, quella dei nostri coniugi, dei nostri bambini piccoli nè dei nostri genitori anziani…. anzi è prescritto per Legge (T.U. 81/08 e s.m.i.) che la sicurezza del lavoratore è una condizione dalla quale non si può prescindere… tutte le procedure, ci insegnano a non iniziare le manovre anche se salvavita (vedi ad esempio BLSD- ACLS – PTC) se non ci sono le condizioni di sicure: la sicurezza dell’operatore è il primo anello della sopravvivenza.

Non è nostro intento diventare eroi, come molti ci stanno apostrofando…. Ma nemmeno vittime sacrificabili all’altare dell’incompentenza e della mala gestio politica

 

I numeri di oggi dicono questo: c’è un sanitario contagiato ogni 9 persone positive. Il doppio rispetto ai dati della Cina. Devastante.

 

Sostanzialmente significa che ci sono almeno 5.000 (5 MILA) tra Infermieri ed altri sanitari che hanno contratto il Coronavirus sul lavoro.

E 5000 sono quelli di cui siamo a conoscenza, 5.000 oggi che non abbiamo ancora raggiunto il picco…. tra un mese, quanti saremo ad aver contratto il VoVid-19 in servizio??????

Ma insinuiamo un dubbio, per far riflettere chi di dovere: quanti colleghi ASINTOMATICI, o con sintomi lievi e quindi non tamponati, ci sono in giro per l’Italia, che girano inconsapevoli per le corsie????

Parliamo di 5000 Professionisti (quelli noti, ad oggi), uomini e donne, spesso genitori, che non possono tornare a casa per evitare di contagiare mogli e figli… e quindi, spesso, non avendo altri “appoggi” rimangono in ospedale, per giorni, in attesa di tampone, senza sapere quando potranno tornare a casa dalle proprie famiglie!

 

Secondo l’ISS “Tra gli operatori sanitari contagiati dal virus Sars-Cvov-2 l’età media è molto più bassa di quella della popolazione generale (49 anni invece di 63)” (report ISS sanitari contagiati)

 

Mi sorge spontanea una domanda: ma la gente lo sa, lo ha capito, ha percepito che molti sanitari sono già morti?

 

Ma la gente lo sa, lo ha capito che se sei un sanitario non ti fanno il tampone anche se sei venuto a contatto con pazienti positivi al contrario di qualunque altro cittadino?

Noi sanitari siamo bombe biologiche che camminano. Dato che non siamo sottoposti a tampone, chiunque di noi potrebbe aver contratto il virus in ospedale ed essere infetto ma asintomatico. Noi rischiamo, ad ogni turno! Rischiamo due cose:

1. di rimanere in quarantena in ospedale in attesa di tampone (come già accaduto in molti casi vedi articolo)

2. di contrarre il virus in forma lieve o asintomatica e diventare così veicolo di trasmissione per le nostre famiglie, per i colleghi e per i pazienti

Ogni nostra giornata, oscilla tra queste 2 chance….

 

I DPI scarseggiano, da Sud a Nord, sono pochi rispetto al gran fabbisogno che c’è degli stessi. Soprattutto le famose maschere FFP2/FFP3 nonchè i camici impermeabili, occhiali, visiere. E le denucie fioccano…
Difatti le Line Guida non parlano di altro che “razionalizzarne e ottimizzarne l’uso” stante le carenze di giacenze a livello mondiale e l’incapacità di produrre e soprattutto approvvigionare (molti Stati hanno sequestrato aerei e vagoni pieni di mascherine che erano destinate agli Ospedali italiani), mentre la gente per strada, non essendo adeguatamente formata ed informata sulle correte modalità di utlizzo, ne fa uso improprio: e così migliaia di FFP2 e FFP3 (facciali filtranti che filtrano dal 95 al 99% dell’aria in entrata ed in uscita) il cui utilizzo dovrebbe essere limitato alla protezione dei sanitari esposti a procedure che generano aerosol, ai quali salverebbero veramente la vita, sono invece gestite impropriamente da cittadini che le usano per strada per portare il cane a fare i propri bisogni.

 

Quindi, proprio noi sanitari che in un contesto di emergenza sanitaria dovremmo essere la categoria maggiormente tutelata, siamo invece i più bistrattati:

– niente tampone

– niente quarantena

Ma non solo, all’interno dei gruppi di sanitari esistono dei sottogruppi con importanti disparità di trattamento.

Difatti, mentre ai Medici vengono elargiti da alcune Regioni 200€ al giorno esentasse, più alloggio gratis e rimbroso spese vitto e viaggio per partecipare alle emergenze, agli Infermieri , invece, alcune Regioni come la Sicilia, offrono un “contratto”(se così si può chiamare) di partita IVA a 12€ lorde orarie. Rischi più o meno uguali. Contratti e remunerazioni imparagonabili.

Le pandemie passano…

Le disparità no…

Non c’è eguaglianza nè riconoscimento, per noi Infermieri, nemmeno durante la pandemia.

Come non c’è eguaglianza nemmeno nella morte. Perchè se muore un Infermiere per ragioni di servizio (come purtroppo è già successo ai colleghi deceduti a causa del CoVid-19) ai loro figli non spetta niente.

Mentre in altri casi a chi muore per causa di servizio o di dovere, spettano (legittimamente per carità, trattasi di prescrizione di Legge) indennizzi di decine di migliaia di euro, vitalizi, bors di studio, posti riservati nei concorsi, ecc… per i figli degli Infermieri morti per ragione di servizio, no! per loro non è così!
A loro, figli di un dio minore (non meritevole nemmeno della lettera maiuscola), spetterà, al limite, una maggiore (ton ironico, anche se non c’è nulla da scherzare) onoreficenza: la telefonata di ringraziamento del Ministro.

Lo stesso che per “indennizzare” il nostro lavoro da “EROI” (ipse dixit) ci riconosce la belle di 3,58€ (lorde) per Marzo e Aprile 2020, legati alla presenza.

 

Grazie Ministro, “com’è umano Lei……..” (cit)