Comunicati

CoVid-19. La quarantena ha impatti psicologici sulla popolazione? Ecco gli esiti di alcuni studi scientifici

CoVid-19. La quarantena ha impatti psicologici sulla popolazione? Ecco gli esiti di alcuni studi scientifici

Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 17/03/2020 SU INFERMIERISTICAMENTE

Di seguito quanto pubblicato dal Dr. Leano Cetrullo sulla rivista online medicitalia.it (bibliografia in calce all’articolo)

 

La pandemia causata dal nuovo Coronavirus ha visto molti paesi chiedere alle persone, che sono potenzialmente venute a contatto con l’infezione, di isolarsi a casa o in una struttura di quarantena dedicata.

Ad oggi 14/3/2020 l’Italia è interamente una zona “rossa”. Le restrizioni, date ai cittadini per arginare e depotenziare l’esplosione pandemica del COVID-19, richiedono la quarantena forzata di qualsiasi cittadino. Tutti devono restare a casa. Tutti collaborano per salvarsi la vita. È permesso uscire soltanto per urgenti ed importanti necessità di salute e per beni di prima necessità. Le decisioni su come applicare la quarantena devono seguire le rigorose linee guida scientifiche basate sull’evidenza.

La quarantena è una limitazione forzata dei movimenti delle persone che sono state potenzialmente esposte a contagio, riducendo così il rischio di infezione altrui.

Si separano le persone oggi, per salvare loro la vita domani.

E’ l’unico modo plausibile e scientifico per arginare la pandemia anche perché ad oggi non abbiamo nè un farmaco, nè un vaccino per il Nuovo Coronavirus. La quarantena è necessaria soprattutto perché il SARS-CoV-2 ha un periodo di incubazione media di 14 giorni e le persone asintomatiche possono contagiare le altre, a loro insaputa.

La quarantena è spesso un’esperienza traumatica per chi la subisce a causa di una separazione imposta dai propri cari, perdita di libertà, incertezza sullo stato della malattia, ideazioni suicidarie e rabbia.

Cinque studi hanno confrontato le valutazioni psicologiche per le persone che sono state messe in quarantena, con quelle del gruppo di controllo non in quarantena. In uno studio, il personale ospedaliero venuto a contatto con la SARS venne messo in quarantena per 9 giorni.

 

l disturbo più frequentemente diagnosticato, alla fine della quarantena, fu il disturbo acuto da stress che si caratterizza da un periodo di ricordi intrusivi che si manifestano entro 4 settimane, in seguito a un evento traumatico cui si è assistito o che si è vissuto in prima persona.

I sintomi possono essere:

  • ansia, invadente e ricorrente,
  • ricordo angosciante dell’evento,
  • sogni inquietanti ricorrenti riguardo ad alcuni eventi,
  • reazioni dissociative,
  • sofferenza psicologica o fisiologica intensa quando ricorda l’evento,
  • persistente incapacità di provare emozioni positive,
  • ipervigilanza e irritabilità o scoppi d’ira.

In un altro studio si è evidenziato che le persone messe in quarantena avevano 4 volte in più la probabilità di sviluppare un disturbo post traumatico da stress rispetto al gruppo di controllo non in quarantena.

 

Il disturbo post traumatico da stress si manifesta in conseguenza ad un fattore traumatico estremo, cui la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri.

Eventi come, ad esempio, aggressioni personali, disastri, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi. La risposta della persona comprende paura intensa e sentimenti di impotenza o di orrore.

Secondo il National Institute of Mental Health (NIMH) americano, caratteristica del PTSD è il fatto che la vittima rivive ripetutamente l’esperienza traumatizzante sotto forma di flashback, ricordi, incubi o in occasione di anniversari e commemorazioni.

Le persone affette da PTSD manifestano difficoltà al controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa o confusione emotiva, depressione e ansia, insonnia, ma anche la determinazione a evitare qualunque atto che li costringa a ricordare l’evento traumatico.

Un altro sintomo molto diffuso è il senso di colpa, per essere sopravvissuti o non aver potuto salvare altri individui. Dal punto di vista più prettamente fisico, alcuni sintomi sono dolori al torace, capogiri, problemi gastrointestinali, emicranie, indebolimento del sistema immunitario. La diagnosi di PTSD arriva quando, sempre secondo il NIMH, il paziente presenta i sintomi caratteristici per un periodo di oltre un mese dall’evento che li ha causati.

Tre studi hanno dimostrato che periodi più lunghi di quarantena erano associati ad un deterioramento peggiore della salute mentale con sintomi da stress post-traumatico, comportamenti di evitamento e rabbia.

Si è dimostrato che le persone messe in quarantena per più di 10 giorni hanno mostrato sintomi post-traumatici da stress significativamente più elevati, rispetto a quelli messi in quarantena per meno di 10 giorni.

Ovviamente il confinamento, la perdita della solita routine, e la riduzione dei rapporti sociali fanno aumentare esponenzialmente il senso di impotenza, insicurezza e angoscia.

 

La perdita economica diventa un problema serio e logorante durante la quarantena.

Le persone incapaci di lavorare e che devono interrompere obbligatoriamente le proprie attività professionali, senza una pianificazione futura, hanno più probabilità di contratte un disturbo mentale, rispetto al gruppo di controllo.

Gli effetti psicopatologici di questa situazione sembrano durare a lungo, anche molti mesi dopo la quarantena. Negli studi esaminati, la perdita finanziaria, derivante dalla quarantena, è stata classificata come un fattore di rischio elevato per lo sviluppo di disturbi psichiatrici.

Una importante è recentissima ricerca di TheLancet ha valutato in 24 studi l’impatto psicologico sulla quarantena forzata.

La maggior parte degli studi esaminati ha riportato effetti psicologici negativi tra cui sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia.

Gli stressor ambientali, che hanno indotto una esacerbazione sintomatologica, includevano:

  • una maggiore durata della quarantena,
  • la paura di infezione,
  • la frustrazione,
  • noia,
  • forniture inadeguate,
  • informazioni inadeguate,
  • perdite finanziarie e stigmatizzazione.

Ovviamente alcuni ricercatori hanno suggerito che gli effetti negativi e patologici sui “reclusi” dureranno molto di più della pandemia.

Quindi in situazioni in cui la quarantena è ritenuta strettamente necessaria, il Governo dovrebbe mettere in isolamento le persone solo per un periodo non superiore a quello richiesto, fornire una logica razionale, informazioni chiare sui protocolli, e garantire che siano forniti presidi sufficienti.

Fare appello all’altruismo, ricordando ai cittadini i benefici della quarantena, in modo chiaro e scientifico, può rinforzare positivamente i comportamenti corretti da adottare nelle emergenze pandemiche.

 

L’informazione è la chiave

Le persone in quarantena devono capire bene la situazione e come potrà evolversi, altrimenti le emozioni prenderanno il sopravvento sulla razionalità inducendo a comportamenti rischiosi ed azzardati.

Un esempio lampante è stato l’assalto ad alimentari e tabaccai, anche se poco prima Conte aveva dichiarato che i beni di prima necessità sarebbero rimasti comunque aperti.

Più l’individuo sarà in preda al panico, derivante dalla paura o dalle poche informazioni, più si restringerà il campo della razionalità e della auto-riflessività.

Questo tunnel emozionale automatico ed istintivo ha portato al peggioramento della situazione con assembramenti che hanno soltanto potenziando la diffusione del virus.

Durante le grandi emergenze sanitarie, come quella che oggi sta accadendo a causa del coronavirus, si richiede la quarantena per salvaguardare la vita delle persone. Questa pratica però non deve sorprenderci se avrà ripercussioni negative sulla salute mentale delle persone sottoposte ad isolamento.

Gli studi ci indicano che gli effetti negativi, deleteri, e psicopatologici sulla popolazione a causa della quarantena durano spesso per mesi e addirittura anni. Dobbiamo comunque calcolare il rischio-beneficio di ogni azione sanitaria restrettiva presa a livello globale. Questa limitazione della libertà, senza precedenti, è purtroppo necessaria e scientificamente efficace ad arginare il nuovo Coronavirus.

Sicuramente dopo questa pandemia, molto dovrà essere fatto per salvaguardare la salute mentale degli italiani.

Entreremo in un periodo storico mai visto prima dove l’equilibrio psicologico sarà messo al primo posto. Dove i professionisti della salute mentale dovranno combattere contro un picco esponenziale di disturbi mentali. Dove Psicologi e Psichiatri saranno chiamati, come non mai, a preservare l’integrità psicofisica della popolazione generale.

 

Affidiamoci alla scienza e agli scienziati.

Restiamo a casa.

Andrà tutto bene.

 

 

Bibliografia e Sitografia